Storia delle mafie

Mafia americana

Strage di S. Valentino (14 febbraio 1929)

Negli Stati Uniti d’America durante il proibizionismoAl Capone e l’irlandese George “Bugs” Moran si contendevano il controllo del mercato degli alcolici a Chicago.

Il commando mafioso fu guidato dall’autista e luogotenente di Capone, Sam Giancana, con al seguito altri quattro uomini. Venne scelto il 14 febbraio, giorno nel quale Capone si trovava a Miami convocato da un giudice federale per un interrogatorio, circostanza che avrebbe costituito per lui un alibi.

Gli uomini di Capone si presentarono nel garage al 2122 di North Clark Street travestiti da poliziotti e, colti di sorpresa, quelli di Moran si lasciarono disarmare e vennero uccisi a colpi di mitragliatore, con almeno cinquanta colpi sparati per ognuno. Uno di loro, Frank Gusenberg, era ancora vivo all’arrivo della polizia, sebbene avesse molti proiettili in corpo; alla domanda su chi gli avesse sparato rispose “nessuno mi ha sparato” e tre ore dopo morì.

Per molti anni l’alibi di Al Capone resse, anche perché i pochi testimoni della scena videro dei poliziotti aggirarsi sul luogo della strage e la tesi sposata fu a lungo quella di un’esecuzione di poliziotti corrotti che volevano mettere a tacere testimoni che sapevano troppo. Solo 40 anni dopo un vecchio gangster, Alvin Karpis, fece luce sui fatti.

Il rapporto McClellan (1963) della Commissione sulle attività governative del Senato degli Stati Uniti

 

Il rapporto McClellan ha fatto emergere durante le udienze sulla criminalità organizzata nel 1963 e durante l’autunno del 1964, riguardo il traffico illecito di droga, nuovi dettagli sulla criminalità organizzata americana.

Il teste di primo piano di tali udienze è Joseph Valachi ex membro dell’associazione segreta negli anni Trenta e primo pentito della mafia americana.
Le dichiarazioni di Valachi devono essere considerate la prima rilevazione pubblica della struttura criminale e delle operazioni dettagliate dallo stesso denominata “Cosa nostra” e colloquialmente tradotta in “Our Thing” o “Our Family”.

La sua testimonianza ha dimostrato che l’organizzazione descritta costituisce, per le sue caratteristiche, i suoi membri e i suoi affiliati, il medesimo raggruppamento criminale, che da più organi di legge è stato per decine di anni conosciuto come “Mafia”, o “l’Organizzazione”, o il “Gruppo”, o il “Sindacato”.

Joseph Valachi, descrive la situazione della mafia a New York in particolare, e della rete delle alleanze in altre città americane, secondo le sue conoscenze. La sua conoscenza della mafia (chiamata dai suoi membri Cosa nostra) mostra come partendo dalla guerra fra le bande e dalla cruenta lotta di predominio dei lontani anni Trenta, si sia giunti al Sindacato del crimine.

Robert Kennedy, già Ministro della giustizia, descrive l’organizzazione criminale come una amministrazione privata del crimine, che dispone di un reddito annuale, frutto di sofferenze umane e corruzione.

Il Sindacato nazionale del crimine è guidato da una commissione di criminali di alto rango, variante da 9 a 12 membri

La commissione decide:

  • sulla linea di condotta dell’associazione;
  • dirime le dispute fra le varie fazioni o “famiglie”;
  • assegna e delimita il territorio entro cui ciascuna famiglia deve operare

La struttura della mafia americana dalle dichiarazioni del pentito Joseph Valachi

 

Per Valachi:

  • negli anni Trenta l’organizzazione ha un solo capo;
  • la commissione era stata costituita da Charles “Lucky” Luciano;
  • ciascuna famiglia aveva un proprio capo e questi un sottocapo. In seno alla “famiglia” vi erano gruppi separati e ciascun gruppo aveva un “caporegime” che era un luogotenente;
  • gli uomini che servavano nei ranghi erano chiamati “soldati” in seno all’organizzazione, noti come “bottoni”;
  • nella città di New York, l’organizzazione è formata da cinque famiglie: Vito Genovese; Carlo Gambino; Giuseppe Magliocco, Joseph Bonanno; Gaetano Lucchese;
  • Valachi, fornisce anche i nomi dei membri della commissione, sottocapi, luogotenenti e centinaia di gregari, che fanno parte delle 5 famiglie di New York.

Struttura di una famiglia mafiose secondo Joseph Valachi

Decalogo

 

Il Dipartimento di Polizia della città di New York indica le “misure” protettive adottate dai capi di Cosa nostra:

  1. isolamento: i capi evitano di partecipare alle operazioni delittuose. Essi limitano i contatti con gli altri membri della società;
  2. rispetto: alla posizione e all’anzianità è dovuta una deferenza inconfondibile per l’osservatore. Lo status di una persona si appalesa al tono della voce, della precedenza rispettosa dinanzi ad una porta, al posto a sedere offerto;
  3. paraurti: i capi non fanno comunella con i sottoposti, ma si servono di una persona di fiducia, che si ponga fra i capi. Questo paraurti ha molte mansioni ed è a conoscenza di tutto quello che fa il capo.
  4. appuntamento: di rado, un capo si incontra con un gregario per una questione urgente. Di solito, anche gli affari più importanti seguono la trafila consueta;
  5. seduta: le riunioni che prendono il nome di “sedute” sono discussioni pacifiche in seno alla famiglia o fra famiglie alleate. Le decisioni prese ad alto livello sono definitive.
  6. disciplina: quando si rende necessario, e spesso lo è, in seno ad una famiglia si prende un provvedimento disciplinare che viene eseguito dai membri stessi. La punizione può andare dagli avvertimenti, alle sanzioni, per imprese criminali, all’assassinio;
  7. sparizione: quando viene decretato un assassinio, la sentenza viene eseguita dai consociati, che diano affidamento e l’uomo svanisce, senza lasciare traccia, senza violenza, senza colpi d’arma da fuoco, senza sangue, senza corpo, senza pubblico clamore. Il caso viene considerato dalla Polizia come una sparizione; la vittima è una persona scomparsa;
  8. permesso: tutte le attività illecite in senso ad una famiglia richiedono l’approvazione del capo. La famiglia una volta concessa l’approvazione, non farà mancare il suo aiuto qualora dovesse andar male. Sono proibiti i delitti che attirano l’attenzione dell’opinione pubblica;
  9. amministrazione dei fondi: uno o più membri di fiducia della famiglia maneggiano la maggior parte del denaro che giunge alla famiglia dalle sue illecite fonti. Colui che maneggia il denaro ha relazioni commerciali, investe i proventi, la maggior parte dei profitti va clandestinamente ai capi;
  10. pubbliche relazioni: l’organizzazione si preoccupa costantemente della pubblica opinione e tutte le azioni violente che potrebbero influenzare l’opinione pubblica debbono essere preventivamente autorizzate dai capi di Cosa nostra. Ogni passo falso in tale campo ricadrebbe sul capo.

La guerra di Cosa nostra

 

Le bande di New York erano sul punto di iniziare una lotta cruenta che non sarebbe cessata fino a quando non fossero stati eliminati tutti i capi delle stesse ed alcuni gregari e finché non fosse emerso dai ranghi un nuovo capo capace di unificare le varie frazioni in lotta. Nel 1930, tre diverse bande si scambiarono i primi colpi di quella che divenne poi nota sotto il nome di “guerra castellamarese”. Il conflitto finì per coinvolgere una quantità di oriundi italiani dappertutto negli Stati Uniti e portò direttamente alla costituzione del sindacato del crimine. La guerra fu iniziata da Giuseppe Masseria, spietato capobanda di origine napoletana, che nel 1930 decretò la morte di molti siciliani autorevoli nella malavita americana, la maggior parte dei quali provenienti dalla zona attorno al Golfo di Castellammare, in Sicilia. La posta fondamentale del conflitto, che durò 14 mesi, era l’assoluto controllo di quella abbondante fetta di criminalità, allora in mano a capibanda italiani di nascita o di origine.

Durante la guerra tra bande Joseph Valachi fu iniziato dalla famiglia Maranzano, in seno alla società segreta chiamata Cosa nostra.

La struttura e l’organizzazione odierna del sindacato criminale, che Joseph Valachi ha chiamato Cosa nostra, ha avuto origine dalla guerra tra bande del 1930.

Durante la guerra tra le bande, gli uomini di Maranzano, cercano di uccidere Giuseppe Masseria. Quando la banda di Masseria si riduce in un manipolo di criminali, i luogotenenti di quest’ultimo decidono di ucciderlo loro stessi, pere scendere poi, a patti con Maranzano.

Valachi ha identificato nei traditori gli uomini di fiducia di Masseria: Charles Luciano, Vito Genovese e Ciro terranova. Essi il 15 aprile del 1931 attirano in un ristorante di Coney Island Giuseppe masseria e lo uccidono con sei colpi di arma da fuoco alla testa e al corpo.

Dopo questo episodio si celebra la pace fra le bande in lotta: ma gli uomini che avevano ucciso Masseria non si contentano di aver salva la vita e di ricoprire ruoli subordinati all’interno dell’organizzazione di Maranzano. La lotta per il potere, per quel che li riguardava, non era finita.

Maranzano consolida la sua vittoria in una riunione di cinquecento membri di Cosa nostra nel corso della quale si dichiara “capo di tutti i capi”. In questa riunione, a detta di Valachi, viene stabilita la gerarchia dell’associazione.

Dopo questa riunione, Maranzano comunica a Valachi che presto scoppia una nuova guerra. Secondo il piano criminale di Maranzano le prime vittime devono essere Charles Luciano e Vito Genovese. Per realizzare questo piano assolda un noto killer con l’incarico di ucciderli. Ma Luciano e Genovese si muovono per primi e riescono ad uccidere Maranzano.

Nel giro di sei mesi vengono assassinati Masseria e Maranzano, entrambi pretendenti al titolo di “capo di tutti i capi” della mafia di New York ed entrambi sono rimaste vittima di un paio di uomini che ora si trovano in condizione di assumere il potere: Luciano e Genovese.

Luciano diventa il capo e Genovese il sottocapo.

La nuova organizzazione

 

Luciano mette in atto un nuovo piano per la costituzione di un gruppo di “consiglieri”, formato da sei uomini, con il compito di fissare la linea di condotta e dirimere le vertenze tra le famiglie di Cosa nostra.

Il passo successivo all’ascesa di Luciano è stata la chiusura dei ruoli di Cosa nostra. La possibilità di diventare membro cessano nel 1931, dopo la guerra delle bande, e riaprono nel 1954.

L’affiliazione, dall’inizio del secolo fino al 10920, viene limitata esclusivamente ai siciliani ed in seguito viene estesa agli “autentici italiani”, espressione con cui Valachi intende il requisito di ascendenza italiana da entrambi i genitori di un membro.

Diventare membro del sindacato è molto ambita. A tale proposito, la più grave imputazione mossa a Frank Scalise e ad Albert Anastasia, entrambi uccisi dai loro consociati all’interno di Cosa nostra, è che questi, dopo la riapertura dei ranghi nel 1954 vendevano l’iscrizione a 40.000$.

Durante i trent’anni di affiliazione di Valachi, la sua famiglia è capeggiata prima da Luciano , che viene arrestato nel 1930 d allontanato, dopo la guerra, in Italia, dove muore nel 1962; poi da un uomo chiamato Chee Gusae che sostituisce Luciano e muore mentre Luciano è in prigione; quindi è la volta di Francesco Saveria, alias “Frank Costello” che viene successivamente deposto da Vito Genovese negli anni Cinquanta; infine dallo stesso Genovese, il quale per sfuggire ad una condanna per assassinio, si era rifugiato in Italia nel 1934, rientrando dopo la seconda guerra mondiale, per essere processato. In seguito alla morte per avvelenamento di un teste a carico l’imputazione cade. Genovese tiene le redini dell’organizzazione mafiosa Cosa nostra per un considerevole periodo di tempo, prima di essere condannato e mandato in prigione con l’imputazione di associazione a delinquere per traffico di stupefacenti.

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Famiglia Genovese

Famiglia Gambino

Famiglia Lucchese

Famiglia Magliocco

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Masseria-Maranzano war and evolution of gang control - 1930 to present

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