Arenaria beige, India centro-settentrionale, Madhya Pradesh, XI sec. (Inv. 14670).
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Il rilievo ritrae Vishnu e Lakshmi trasportati dall’uomo-aquila Garuda. La divinità maschile, di cui resta purtroppo solo un ampio frammento che comprende il busto nudo adorno di collane, stringe a sé la dea seduta sulla sua gamba sinistra ripiegata, mentre ella lo guarda teneramente. Sul petto egli reca il segno di buon auspicio dello shrivatsa, realizzato come una sorta di fiore a quattro petali appuntiti. Lakshmi, a sua volta, cinge il collo e la spalla del dio con il braccio destro mentre poggia la mano sinistra sul ginocchio.
La rappresentazione della dea rispetta l’ideale classico indiano di bellezza muliebre, con vita sottile, ampi fianchi e seno prosperoso. Garuda, il veicolo (vahana) di Vishnu, che ha gambe divaricate e flesse – convenzione iconografica dell’arte indiana con cui si indica l’atto di volare –, sostiene la coppia, volgendo loro lo sguardo, in una posa improbabile ritratta con grande naturalezza.
Dove si trova
Museo delle Civiltà – Sezione Arte orientale “Giuseppe Tucci”
Sapevi che…
Vishnu, il dio che con i suoi tre passi percorre le regioni dei tre mondi appropriandosene, è figura di origini vediche, collegata al principio della luce che compenetra di sé l’universo e all’idea del dominio sullo spazio. Nei primi secoli dell’èra cristiana egli diviene con Shiva la divinità del pantheon hindu più importante e venerata, a cui si ispirano diverse correnti religiose e teologiche. É in questa fase che si delinea sempre più chiaramente il ruolo che egli assume quale preservatore dell’ordine cosmico e soccorritore del genere umano. Secondo la teoria degli avatara, uno dei capisaldi della dottrina vishnuita, ogni qualvolta l’ordine cosmico viene soppiantato dalle forze caotiche simboleggiate da figure demoniache e quando la legge morale decade e il male si diffonde nel mondo, Vishnu discende sulla terra per ristabilire la virtù.
Il mito ricorda dieci incarnazioni principali della divinità, le più importanti delle quali sono Rama e Krishna, eroi divinizzati le cui storie vengono narrate nei poemi epici del Mahabharata e del Ramayana. Intorno alla sua figura si crea presto un movimento devozionale che considera la venerazione e la totale dedizione alla divinità l’unico mezzo per ottenere la liberazione dal ciclo di nascite e morti (samsara) e il raggiungimento della verità. Quanto alla sua sposa Lakshmi, costei è simbolo di buona fortuna e di abbondanza ed è connessa con la fertilità e fecondità. Il mito racconta che la dea, durante il ‘Frullamento dell’Oceano di Latte’, emerse dalla spuma insieme ad altri tesori, recando in mano un loto. Contesa per la sua bellezza da varie divinità, venne data in sposa a Vishnu che accompagnò in tutte le sue incarnazioni, divenendo Sita, la moglie di Rama, e Radha, amata da Krishna. Come Parvati, Uma e Durga in ambito shivaita, ella rappresenta la shakti, l’energia femminile del Principio supremo e incarna la capacità creativa della divinità. L’icona di Lakshmi-Narayana può avere una duplice lettura: raffigurati insieme, in atteggiamento di affettuosa tenerezza, Vishnu e Lakshmi sono da un lato il simbolo della perfetta relazione tra l’Amato e l’amante, tra Dio e il suo discepolo, e alludono altresì alla natura indifferenziata del Brahman, dell’Assoluto, in cui tutti gli opposti si riconciliano.