Ultimi decenni VIII secolo d.C. – primi anni del IX secolo d.C.
Inv. 2160

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La vera da pozzo, detta anche puteale, è il parapetto rotondo o poligonale che protegge l’imbocco dell’apertura di un pozzo. Il manufatto esposto al Museo dell’Alto Medioevo – Museo delle Civiltà è di forma cilindrica, ottenuta dalla lavorazione di un unico blocco di marmo bianco.
Fu ritrovato nel 1866 insieme ad altri reperti archeologici nell’ambito degli scavi nell’antica città di Porto (Lazio).

La decorazione è organizzata su quattro campi rettangolari, definiti da una cornice a tondino e circondati da fasce con motivi vegetali (nastro a racemi). All’interno dei pannelli si trovano raffigurazioni di carattere simbolico: una croce, animali reali e fantastici, come uccelli, cervi, leoni, unicorni.

Come di frequente accade nel Medioevo nell’ambito di contesti culturali di religione cristiana, Il tema decorativo rimanda alla salvezza dopo la morte attraverso il Cristo (la croce con pavoni e colombe) e alla lotta tra il bene e il male.
Al bene si riferiscono i cervi e l’unicorno mentre i cani e il leone sono qui proposti nella dimensione del maligno.

Le figure e i motivi ornamentali sono resi attraverso una netta linea che segna le sagome e fa emergere appena le figure dal fondo. Non c’è resa tridimensionale dello spazio, tutto si concentra su di un unico piano su un fondale totalmente neutro.

Una tecnica che ricorda certi odierni cartoons per bambini dove i personaggi definiti come semplici sagome si muovono in modo rigido in uno spazio senza profondità, suscitando tuttavia non un senso di estraneità ma di coinvolgimento.

Manufatti analoghi a questo sono rari per il periodo altomedievale. A Roma se ne conservano pochi esemplari (una decina) e tutti con decorazioni soprattutto vegetali e geometriche, come l’altra vera da pozzo che si trova lungo il percorso del Museo dell’Alto Medioevo.
La presenza di elementi decorativi di tipo figurativo accanto ai più consueti motivi geometrici e vegetali, rende infatti la vera da pozzo qui presentata un caso singolare rispetto ad altri esempi altomedievali conservati in Italia.

L’esistenza a Roma di puteali nel periodo altomedievale è da connettere probabilmente con l’interruzione degli antichi acquedotti, circostanza che rese necessario il ricorso ai pozzi per il rifornimento d’acqua.

Pannello con la croce
La croce è a bracci uguali che terminano in volute.
In basso, disposti specularmente, due pavoni che beccano uno strano frutto di forma ovale.
In alto troviamo altri due volatili, forse due colombe.
Questo tipo di rappresentazione rimanda alla tradizione paleocristiana e bizantina. I volatili rappresentano le anime dei defunti che si muovono intorno e verso la croce, il simbolo cristologico, segno della salvezza dopo la morte.

Pannello con i cervi
Uno dei due cervi presenti in questo pannello è rappresentato di profilo.  Al di sopra di esso un altro animale, forse un cane, con la bocca aperta come nell’atto di assestare un morso. In basso, di nuovo un cervo ma di dimensioni più piccole.
È una scena di caccia, tema molto diffuso nei sarcofagi della tradizione funeraria romana, dove simboleggia la virtù e il valore del cacciatore-defunto. Qui assume il significato della violenta lotta tra bene e male, in cui il cervo rappresenta il bene.

A questa lotta fanno riferimento anche le raffigurazioni degli altri due riquadri: uno con il leone e l’altro con un animale fantastico, l’unicorno.

Pannello con il leone
La figura del leone è rappresentata con le fauci aperte, la dentatura in evidenza e lingua pendula.  Nella parte inferiore del pannello compare la sagoma di un altro animale, probabilmente un uccello, di cui si riconoscono le zampette, un becco, un ciuffetto nella testa e forse un’ala. Potrebbe essere un pavone che beve da un kantharos (coppa per bere), secondo un’iconografia cristiana molto diffusa. Non c’è un collegamento narrativo tra i due animali. Sembra infatti che l’artigiano abbia voluto rimediare ad un errore di impiego dello spazio del riquadro inserendo la figura del pavone al fine di riempire un’area dello sfondo che altrimenti sarebbe rimasta vuota.

Pannello con unicorno
L’unicorno dell’ultimo pannello è posto di profilo con le fauci leggermente aperte e la lingua in evidenza. Il corno è di piccole dimensioni. La figura è rivolta verso il riquadro con il leone per ricordare ancora una volta la lotta tra il bene (l’unicorno) e il male (il leone) secondo un’associazione che trova confronti con altri bassorilievi altomedievali.

Dove si trova

Museo delle Civiltà – Museo dell’Alto Medioevo

Sapevi che…

Nel Medioevo, alla rappresentazione di uno stesso animale potevano essere associati diversi livelli di significato.

Nella più antica cultura cristiana gli uccelli erano in generale simbolo delle anime dei defunti che salgono verso il cielo.
Alcuni uccelli avevano significati più specifici: ad esempio, la colomba era segno dell’anima innocente, della vita in paradiso, della presenza dello Spirito Santo; il pavone invece era legato al concetto di immortalità dell’anima e di vita eterna in un mondo ultraterreno.
Leggende antiche raccontano infatti che la carne del pavone è in grado di non putrefarsi e riferiscono anche di alcuni particolari suoi comportamenti: in particolare, si racconta che quando il pavone si guarda i piedi si mette a gridare perché essi non presentano la stessa bellezza del suo piumaggio e delle altre parti del suo corpo. Ecco che il pavone diviene così simbolo del buon cristiano che gioisce delle sue buone azioni e piange dei suoi peccati.

La figura del cervo fu scelta fin dalla più antica tradizione cristiana come simbolo cristologico. Spesso è rappresentato mentre si abbevera una fonte o ai fiumi del paradiso, rimandando al valore purificatore e di rinascita delle acque del battesimo.

Nella tradizione cristiana, l’unicorno è spesso associato alla figura di Cristo sia per la sua forza indomabile sia per il corno che ricorda la lettera I, iniziale del nome di Cristo in greco (IESOUS) sia l’asse verticale della croce. Nel Medieovo era anche considerato simbolo della purezza per via di una diffusa leggenda secondo la quale la presenza di una vergine ne avrebbe favorito la caccia.

Nel Medioevo, uno degli animali più gettonati nel bestiario simbolico è certamente il leone.
I sovrani facevano spesso ricorso all’immagine del leone nelle loro committenze artistiche in quanto l’animale, fin da tempi molto antichi, è stato spesso associato al potere regale e imperiale.
Nell’immaginario medievale cristiano, invece, il leone ha un significato simbolico ambivalente: la sua forza può essere infatti ricondotta ora al bene ora al male.
In particolare, esso può essere simbolo della misericordia e della Resurrezione di Cristo oppure di Satana e dei vizi.