Scisto verde, Pakistan, Swat, Saidu Sharif I, Arte del Gandhara, seconda metà I-II secolo d. C. (Inv. 4107).
[ultimate_maps id=”31″]
Il segmento di fregio figurato, probabilmente parte della decorazione di uno stupa votivo dell’area sacra di Saidu Sharif I, presenta sul registro inferiore la scena della nascita di Siddhartha e una parte di quella dell’oroscopo (?), separati da una semicolonna con capitello gandharico-corinzio.
Lungo il registro superiore è una rappresentazione ‘di genere’ continua, con scena di offerta in cui compaiono personaggi in costume centroasiatico.
La nascita del Buddha su questo rilievo viene raffigurata ponendo al centro della scena la regina Mayadevi in piedi sotto ad un albero di shala, con la mano destra sollevata a stringerne un ramo, sorretta da un’ancella. Accanto alla donna è rappresentato il dio Indra, re degli dei, con la tiara e le vesti principesche, in posizione leggermente flessa e con le mani portate avanti e coperte da un panno, pronto ad accogliere il piccolo Siddhartha, visibile per metà mentre esce dal fianco destro della madre. All’evento assistono una figura maschile nel gesto della venerazione (anjalimudra) e a destra una figura femminile seduta con l’attributo di una palma, identificabile nella dea della città (nagaradevata)
Dove si trova
Museo delle Civiltà- Sezione arte orientale “Giuseppe Tucci”
Sapevi che…
I testi narrano che Mayadevi, madre del Buddha, dopo aver concepito miracolosamente, si recò a Lumbini, un parco nelle vicinanze di Kapilavastu, la città governata da suo marito Shuddhodhana, poiché era giunto per lei il momento di partorire. Secondo la tradizione il piccolo Siddhartha nacque, uscendo dal fianco destro della madre, mentre una serie di prodigi ne benedicevano la venuta al mondo.
La composizione e le particolarità iconografiche che caratterizzano la scena di questo rilievo sottendono una serie di concezioni che divengono manifeste solo a chi conosca profondamente il pensiero religioso indiano. La posizione assunta dalla madre del Buddha corrisponde al modulo della shalabhanjika, la figura femminile associata a elementi arborei, portatrice di valori di fecondità, fertilità e abbondanza, che allude al legame profondo tra le potenze della natura e le energie che regolano il piano umano. Ugualmente, le immagini di divinità che presenziano alla nascita del Buddha assumono un significato riconducibile a un’idea fondamentale del pensiero indiano, secondo la quale tutte le forme di esistenza, comprese le più elevate, sono soggette alla realtà della sofferenza e alla legge di nascita, decadimento e morte che regola il ciclo del samsara. Anche gli dei, pervenuti a questo stato grazie ad azioni particolarmente positive compiute nelle vite precedenti, sono destinati a decadere dalla condizione paradisiaca e attendono la venuta di colui che, attraverso la predicazione della Legge (dharma), potrà condurli al raggiungimento dell’Illuminazione e all’uscita dal ciclo eterno di nascite e morti (samsara).
Il rilievo in questione nel suo complesso rivela la natura eterogenea degli influssi iconografici, stilistici e simbolici che compongono l’arte del Gandhara: il contenuto è riconducibile a una tradizione buddhista che rielabora modelli figurativi e concezioni panindiane; le modalità espressive – la composizione dell’intera scena, il modo in cui le figure si muovono nello spazio, la costruzione dei corpi e dei panneggi, lo stesso inserimento di elementi architettonici che separano le scene – sono certamente derivate dall’arte classica; il registro superiore invece mostra più chiaramente un influsso iranico o centroasiatico con la raffigurazione di personaggi in costume scitico.