Dalla tomba 41 della necropoli altomedievale di Castel Trosino, Ascoli Piceno
Metà circa del VII secolo d.C. (inv. 1397,1398)
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La coppia di staffe in bronzo di forma ellittica qui presentata faceva parte del corredo funerario di una sepoltura, databile intorno alla metà del VII secolo d.C., attribuita ad una giovane donna sebbene l’identificazione del genere del defunto rimanga ad oggi incerta. Furono ritrovate nella Necropoli di Castel Trosino, utilizzata, tra la fine del VI secolo d.C. ai primi dell’VIII secolo circa, da una comunità mista di longobardi e popolazione locale.
Per i Longobardi, così come per altri popoli germanici e nomadici, il cavallo rivestiva un’importanza particolare nei rituali funerari in quanto ad esso erano attribuiti molteplici significati simbolici.
Le due staffe furono rinvenute sul petto della persona defunta e non nella zona inferiore del corpo come di solito accade nelle sepolture di uomini adulti. Potrebbero dunque essere un rimando al ruolo di trasportatore di anime nell’aldilà attribuito al cavallo nella società longobarda. Tuttavia, dal momento che nell’alto medioevo il cavallo era un segno di distinzione sociale, la presenza delle staffe nella tomba forse sottolinea anche l’appartenenza del giovane o della giovane ad una famiglia di alto rango.
Dove si trova
Museo delle Civiltà – Museo dell’Alto Medioevo – Sala III
Sapevi che…
Da quando l’uomo ha iniziato a domesticare i cavalli – dal VI secolo a.C. – questo animale è rimasto presente in molti ambiti della vita umana: spostamenti, migrazioni, attività lavorative, belliche e ricreative.
Nel corso del tempo l’uomo ha ideato articoli di equipaggiamento del cavallo via via sempre più sofisticati allo scopo di rendere l’utilizzo di questo animale sicuro, confortevole e perfettamente rispondente ai diversi usi cui esso fu destinato.
Tra le invenzioni che hanno segnato una svolta epocale tanto nell’utilizzo del cavallo quanto nella locomozione umana rientra senza dubbio quella delle staffe metalliche destinate all’appoggio del piede.
L’origine della staffa è argomento molto dibattuto. Presso alcuni popoli, fin dall’epoca protostorica, esistevano probabilmente forme di appoggio per il piede, realizzate in materiali deperibili.
Le staffe in metallo ancora oggi in uso sembrano essere documentate in area asiatica a partire dai primi secoli d.C. In Europa orientale si diffondono intorno al VI secolo d.C., verosimilmente grazie alla mediazione dei popoli nomadici delle steppe, quali gli Avari.
Furono progettate in connessione ad una sella rigida, più comoda rispetto alle soluzioni precedentemente impiegate, permettendo di posizionarsi in modo equilibrato e stabile sull’animale.
Garantendo maggiore resistenza fisica tanto all’animale quanto al cavaliere, le staffe furono di grande ausilio per gli spostamenti e soprattutto per i lunghi viaggi. Ma furono determinanti anche per le tecniche militari e per l’avvento della cavalleria medievale quale nuova protagonista delle guerre. Le staffe permisero infatti la guida del cavallo in corsa anche senza l’uso delle redini e l’utilizzo della lancia e dell’arco senza rischi di disarcionamento. Rendendo più agevole la salita, inoltre, consentirono l’impiego di cavalli di elevata statura fisica. Questo semplice strumento, nel quale è possibile adagiare con sicurezza il piede, garantì insomma una serie di vantaggi.
Un ruolo importante nella diffusione della staffa in Italia e nell’Europa occidentale sembrerebbe spettare invece ai Longobardi che probabilmente ne acquisirono l’uso e la tecnologia nei territori dell’Europa orientale, grazie ai contatti preferenziali tanto con gli Avari quanto con le aree bizantine, prima del loro arrivo nella Penisola italiana da conquistatori (568 d.C).