Dalla tomba 119 (sepoltura maschile), necropoli altomedievale di Castel Trosino (Ascoli Piceno)
610-630 d.C. (Inv. 1619).

Questo corno potorio, cosiddetto perché utilizzato come calice per bevande, è realizzato in vetro blu ed è decorato con nervature in rilievo a forma di rete sotto l’orlo e con sottili filamenti in vetro bianco opaco disposti a spirale sulla parte centrale e terminale del corpo.
Calici a forma di corno erano usati soprattutto nell’Europa centrale e settentrionale tra la metà del III secolo d.C. e il VII secolo d.C. In Italia sono stati ritrovati solo una ventina di esemplari che costituiscono una variante probabilmente elaborata nella penisola e rintracciata quasi esclusivamente all’interno di corredi di ricche sepolture altomedievali del VI-VII secolo d.C.  A questa tipologia italiana appartiene il corno potorio della tomba 119 che faceva parte, infatti, del ricchissimo corredo funebre di uno dei più importanti esponenti della comunità longobarda insediata nel territorio di Castel Trosino (Ascoli Piceno) nel tardo VI secolo d.C.

Dove si trova

Museo delle Civiltà, Museo dell’Alto Medioevo

Sapevi che…

I corni potori in vetro erano utilizzati come bicchieri veri e propri. A differenza dei classici bicchieri o coppe, questi manufatti non potevano reggersi da soli per via della particolare forma e necessitavano di un supporto. In alcuni esemplari dell’Europa centro-settentrionale sono presenti anelli in vetro che potrebbero essere stati utilizzati come ganci per la sospensione. Negli altri casi, è probabile che esistessero degli appositi supporti, realizzati in materiale organico e dunque deperibile.

I pochi esempi di corni potori in vetro rinvenuti in Italia (una ventina), databili tra la fine del VI e gli inizi del VII secolo d.C., presentano caratteristiche di forma, colore e altissima qualità del vetro, che li contraddistinguono rispetto ai manufatti dello stesso tipo di provenienza nord e centro europea.

La curva del corpo del recipiente è particolarmente accentuata, l’orlo non è lavorato, la punta non è ritorta. Si individuano inoltre varianti decorative con motivi piumati marmorizzati oppure con ornati applicati a forma di archetti e di filamenti sottili di colore bianco opaco. Il colore del vetro varia dal blu scuro, come quello del corno potorio della tomba 119 di Castel Trosino, alle diverse tonalità di verde. Vi sono anche casi di vetro incolore o vinaccia.
Queste peculiarità potrebbero essere il frutto di una rielaborazione della forma europea da parte degli artigiani locali, forse per rispondere a particolari richieste della committenza longobarda, giunta in quel periodo in Italia.
Dal momento che i ritrovamenti di corni potori nella penisola italiana sono per la maggior parte collegati a contesti funerari di particolare ricchezza, appare evidente il valore simbolico che questi oggetti dovevano avere nell’esaltare il rango sociale elevato del personaggio sepolto.

Forte è anche la relazione dei corni potori con il banchetto e con lo stile di vita signorile. Talvolta erano infatti deposti presso le spalle del defunto ed erano associati a resti di cibo, come ossa di agnello o di volatile (probabilmente polli) e a gusci d’uovo. È questo il caso della necropoli di Nocera Umbra (Perugia), che ha fornito il maggior numero di esemplari di corni potori di questa forma e i cui corredi sono esposti presso il Museo dell’Alto Medioevo – Museo delle Civiltà, insieme a quelli del cimitero di Castel Trosino (Ascoli Piceno).