Maschera azteca

È decorata con tessere di turchese, giadeite, madreperla, corallo, gusci di conchiglia e pietre dure. Si tratta di uno dei più bei manufatti della cultura azteca, appartenente però alla tradizione stilistica mixteca-puebla, che eccelleva nell’ornare vari tipi di oggetti a mosaico. Tra gli oggetti prodotti con questa tecnica, di cui in tutto il mondo esistono non più di venticinque esemplari, esso non solo è tra i più pregevoli, ma è anche quello meglio conservato.

La maschera rappresenta un volto, con occhi, naso e bocca cavi, inserito tra due mandibole triangolari di un serpente, le cui gengive sono indicate da strisce di conchiglie rosse.  Il volto è ornato da una nariguera (pendente per il naso), mentre la fronte presenta una decorazione consistente in serpenti intrecciati, le cui ampie teste sono poste sui due lati della maschera: quella che si proietta sul lato sinistro reca delle appendici a forma di piume. Non è certa l’identità del personaggio rappresentato nella maschera, che è stato identificato sia come Quetzalcoatl, il Serpente Piumato, divinità civilizzatrice e figura centrale della mitologia azteca, che come la dea dell’acqua e della fertilità Chalchiuhtlicue, la Signora dai vestiti di giada, che sembra scaturire dalle fauci della terra. Tuttavia, gli studiosi sono oggi inclini a riconoscere nella maschera l’effigie di Xiuhcoatl, il Serpente di Fuoco, travestimento zoomorfo – nahual – della divinità del fuoco Xiuhtecutli, colui che trasporta il Sole dall’alba al mezzogiorno nel corso del suo quotidiano percorso celeste. 

Dove si trova

Museo delle Civiltà – preistorico etnografico “Luigi Pigorini” – Sala Espositiva Americhe – Mesoamerica

Sapevi che…

La storia di questa maschera, quale ci è nota, sembra iniziare nel 1553: sull’ “Inventario della Guardaroba Medicea” (1553-1559) si parla di una maschera venuta dall’India, composta di “turchine sopra il legno”.

Se si tratta della stessa maschera – come parrebbe indicare la sua presenza negli inventari sino al 1783, per poi pervenire al R. Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze dove restò fino al 1823, quando venne trasferita all’Opificio delle Pietre Dure – essa doveva appartenere alla collezione di Cosimo I de’ Medici, duca di Firenze (1537-1574): è del resto noto che i Medici crearono una delle più notevoli Kunstkammern d’Europa.

Luigi Pigorini la rinvenne, dimenticata in una cassa, in un magazzino dell’Opificio delle Pietre Dure e riuscì ad ottenerla per l’allora Museo Preistorico Etnografico nel 1880. La maschera potrebbe essere giunta in Europa con gli oggetti donati a Cortés da Motecuhzoma II, il sovrano azteco, e da questi inviati al re Carlo V nel 1519-20, oppure con quelli presentati al re a Barcellona nel 1519, che Juan de Grijalva raccolse durante il suo viaggio dallo Yucatán al Veracruz settentrionale nel 1518.

Entrambe queste ipotesi devono però essere valutate con attenzione perché anche negli anni successivi ci furono spedizioni di materiale analogo dal Messico in Europa, e le descrizioni degli oggetti negli inventari dell’epoca, spesso approssimative, non ne permettono l’identificazione certa.

L’oggetto potrebbe essere stato fabbricato in un lasso di tempo compreso tra il 1461 e il 1521, forse nella Valle di Messico o nella Costa del Golfo del Messico, dove, nel momento di massima espansione dell’impero azteco, si era esteso l’influsso della tradizione stilistica mixteca-puebla.

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