L’inarchiviabile
Radici coloniali strade decoloniali
Dialogo con artistə e curatrici della mostra | In collaborazione con Goethe-Institut Rom
L’incontro costituirà un’occasione per riflettere sulle relazioni tra eredità coloniali presenti nelle collezioni museali e ricerche artistiche che affrontano metodologie decoloniali. Insieme alle artistə e alle curatrici della mostra L’inarchiviabile – Radici coloniali strade decoloniali, organizzata dal Goethe-Institut Rom nell’ambito del progetto Transcultural Attentiveness, condivideremo criticità, prospettive e problematiche comuni e divergenti, mettendo in questione l’idea di archivio come dispositivo di memoria e strumento di produzione e affermazione del potere coloniale.
Museo delle Civiltà, Sala Conferenze “F. Gambari”
Ingresso gratuito, con prenotazione obbligatoria (obbligo Super green pass e mascherina FFP2)
Si potrà seguire l’incontro in presenza o da remoto, sempre con prenotazione obbligatoria.
Per prenotarsi, scrivere entro il 28/04/2022 a: rosaanna.dilella@beniculturali.it
La giornata sarà preceduta, giovedì 28 aprile dalle 18:30 alle 19:30, da una visita guidata alla mostra “L’inarchiviabile. Radici coloniali strade decoloniali” in presenza delle curatrici, delle artiste e degli artisti.
La mostra, a cura di Viviana Gravano e Giulia Grechi, presenta le opere di Luca Capuano / Camilla Casadei Maldini, Leone Contini, Binta Diaw, Délio Jasse ed Emeka Ogboh.
La complessità dell’assetto coloniale, e il modo in cui continua a tradursi in una colonialità pervasiva e onnipresente, non riesce ad essere racchiusa all’interno di un archivio, sia esso quello di un museo etnografico, con il suo controverso patrimonio, o quello di una città, con la sua odonomastica e le sue architetture. C’è qualcosa che eccede l’archivio stesso, in tutto questo, qualcosa che resta inarchiviabile, e che mette in discussione l’archivio stesso come modalità di organizzazione, di narrazione e di controllo della memoria e dell’identità che ci sono proprie. L’archivio stesso, d’altra parte, è uno dei dispositivi attraverso i quali la colonialità ha continuato a riprodurre se stessa.
Alcuni oggetti, alcuni corpi, alcune voci eccedono l’archivio, sfuggono alla sua grammatica. E dunque, in che modo ci interrogano, in che modo sfidano le narrazioni che elaboriamo per dirci chi siamo?
La mostra e la relativa visita è al Goethe-Institut Rom,
Via Savoia 15 – Roma – Ingresso gratuito
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=22894873