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Museo delle Civiltà
Museo delle Civiltà
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Piazzale Guglielmo Marconi, 8/14 Roma

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10 Apr 2018
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Le collezioni del Museo delle Civiltà


Il patrimonio del Museo delle Civiltà

Segnaliamo importanti mostre che hanno visto la partecipazione del ricco patrimonio del Museo delle Civiltà

Il mistero dell’origine. Miti Trasfigurazioni

Spoleto 61 Festival dei due mondi

1-15 luglio 2018

Armeria Lucrezia Borgia, ex Museo Civico

Lungo la Storia, attraverso secoli e geografie diverse, si è sempre dibattuto per un inesauribile bisogno di ricerca interiore. Tra spiritualità e razionalità, misticismo e materialismo. Un impulso che viene affrontato dall’installazione IL MISTERO DELL’ORIGINE MITI TRASFIGURAZIONI attraverso un racconto di quanto Oriente e Occidente incontrandosi, circa due millenni di anni fa, hanno saputo creare e costruire attorno all’aspirazione spiritualista e alla conoscenza.

In una caverna atemporale, “metafora suggestiva della conoscenza umana”, trovano posto una serie di sculture e alcuni rilievi: antichi scisti orientali (II-IV sec. d.C.), provenienti dalla regione del Gandhāra insieme a marmi classici occidentali (II sec. d.C.) di epoca greco-romana.

Preziosi Buddha e Bodhisattva in meditazione sui cui volti appare impressa la ricerca dell’Assoluto, insieme a creature mitiche o mitizzate di epoca greco-romana che raccontano quanto di questi due mondi, incontrandosi, ha generato come patrimonio universale.

Testimonianze provenienti dal Museo delle Civiltà – museo d’arte orientale ‘Giuseppe Tucci’ – e dal MAO (Museo di Arte Orientale) di Torino, con sculture e importanti reperti provenienti dalle raccolte romane delle Terme di Diocleziano, Palazzo Massimo, Palazzo Altemps, Parco archeologico del Colosseo, Centrale Montemartini.

Dentro questo racconto, attraverso anime e spiritualità le più diverse, in contesti culturali anche filosoficamente antitetici, un solo protagonista: il costante anelito dell’Essere verso il Vero e l’Assoluto.

Curatore dell’installazione: Quirino Conti
Consulenti scientifici: Laura Giuliano, Curatrice per l’India e il sud-est asiatico Museo delle Civiltà, Roma; Marco Galli, Professore associato in Archeologia Classica. Dipartimento di Scienze dell’Antichità. “Sapienza”, Università di Roma

Il Museo delle Civiltà all’Ermitage di San Pietroburgo

Importanti reperti alto medievali sono stati dati in prestito al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo, dove fino al 15 luglio 2018 è possibile visitare la mostra The Lombards. A People who Changed History – I Longobardi. Un popolo che cambia la storia.

Il Museo delle Civiltà con la sua sezione del Museo dell’alto Medioevo espone all’Ermitage, la spada in ferro e oro, la collana di vaghi in pasta vitrea e corallo con le sette monete in oro dell’età di Giustiniano e la fibula di argento dorato, tutti oggetti che esprimono l’alta valorizzazione del sito longobardo di Nocera Umbra da cui provengono.

Continua così la valorizzazione in ambito di prestiti a istituzioni di rilevanza mondiale, infatti prossimamente oggetti del cavallo, staffe, morso e reggi briglia provenienti dal sito longobardo di Castel Trosino, andranno a Firenze presso gli Uffizi, per la esposizione A cavallo del Tempo, l’Arte di cavalcare dall’antichità al Medioevo.

ORIENTI

7000 anni di arte asiatica dal Museo delle Civiltà di Roma

Inaugurazione giovedì 19 aprile 2018 ore 18:00

20 aprile – 26 luglio 2018

MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino

La collaborazione avviata negli anni tra le due più importanti realtà museali italiane che hanno come oggetto d’interesse l’Asia, il Museo delle Civiltà di Roma e il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, ha trovato un naturale punto d’incontro nell’accordo che prevede la presentazione a Torino di una importante selezione di opere d’arte conservate a Roma.

La mostra presenta al pubblico circa 180 opere della ricca collezione romana, opere tra le più significative che, dopo questa esposizione temporanea, approderanno alla nuova sede dell’EUR. La grande esposizione, come uno scrigno che si apre ai visitatori, mette in luce l’arte di epoche e regioni poco rappresentate nel museo torinese, eccellenze della produzione artistica asiatica lungo sette millenni di storia, a partire dalla fine del VI millennio a.C.

Il progetto di mostra si sviluppa attraverso due filoni narrativi che nell’allestimento correranno paralleli.

Il primo filone riguarda la storia del Museo nazionale d’arte orientale di Roma, confluito nel Museo delle Civiltà, e delle collezioni che nel corso della lunga storia del museo sono entrate a farne parte. In ogni sezione il pubblico ripercorrendo la storia delle collezioni entrerà a far parte del museo attraverso campagne di scavo italiane in Asia, accordi internazionali o donazioni di importanti collezioni private.

Il secondo filone riguarda le diverse aree culturali e tradizioni artistiche presentate in mostra, quali il Vicino e Medio Oriente antico, l’arte sudarabica, l’arte regale degli Achemenidi, dei Parti e dei Sasanidi, l’arte islamica ghaznavide e quella dell’area persiana, per finire con l’Asia meridionale e l’Asia orientale. Il visitatore potrà apprezzare esempi straordinari che illustrano la Protostoria, l’Età del Ferro, l’arte sudarabica, delle culture imperiali iraniche, l’arte buddhista del Gandhāra, la tradizione religiosa dell’Induismo e del Jainismo. Miniature indiane e bronzi tibetani, statuine cinesi e dipinti giapponesi si susseguiranno nelle sale della mostra.

Tra le opere esposte una Testa funebre in alabastro del I secolo a.C. – I secolo d.C. proveniente dallo Yemen. Si tratta di una categoria di manufatti che fino alla metà del secolo scorso sebbene già musealizzati erano ancora avulsi dal loro contesto e la cui giusta collocazione è stata identificata a partire dalla missione del 1947 di Ahmed Fakhry. Tuttavia solo gli scavi della Missione Archeologica Tedesca a Mārib, alla fine degli anni Novanta, hanno scoperto per la prima volta che queste teste erano posizionate su stele e non collocate all’interno di templi, come erroneamente ritenuto fino a quel momento.

E ancora in mostra si potrà godere della raffinatezza di un piccolo Calice con serbatoio conico scanalato con terminazione a testa taurina in argento sbalzato proveniente da Qasr-e Shirin, Iran occidentale, del periodo achemenide, IV secolo a.C. Oggetti in metallo pregiato con terminazione zoomorfa erano impiegati nelle cerimonie e nei banchetti regali e la valenza rituale di questo tipo di manufatto è confermata dai testi, come dal cerimoniale di corte assiro. Il serbatoio conico fortemente rastremato con testa d’animale definisce la rarità di attestazione e l’originalità del modello.

Sempre iraniani, ma del periodo sasanide, VI-VII sec. d.C., sono gli Elementi di cintura: puntale, fibbia con ardiglione e placca, placche e pendenti in oro, manufatto realizzato unendo diverse tecniche come fusione, granulazione, battitura e incisione. L’arte dei Sasanidi ha svolto un ruolo fondamentale nella trasmissione al mondo tardoantico e medievale della più autentica eredità culturale e spirituale dell’Oriente antico, dell’Occidente ellenistico-romano e dell’Eurasia. Nel tardo periodo, con l’intensificarsi dei contatti commerciali e politici, si accentuò un particolare processo di globalizzazione artistica a forte connotazione iranica, che spiega l’originalità e la peculiarità formale e decorativa di alcuni modelli.

Dall’India, dal Rajasthan del XVIII secolo, arriva l’acquerello opaco su carta raffigurante un Diagramma cosmologico di ambito jainista. La dottrina jaina non prevede un dio creatore e ordinatore, considera l’universo non una forma illusoria ma una realtà regolata da proprie leggi, che esiste da sempre e sempre esisterà. La complessa cosmologia che ne deriva, caratterizzata dall’utilizzo dell’astronomia e della matematica e basata sulla teoria del karman, porta alla realizzazione di immagini per la meditazione sul rapporto tra il microcosmo e il macrocosmo e a manoscritti geografico-cosmologici sul mondo degli uomini denominati Kṣetrasamāsa.

Dalla Cina settentrionale del II millennio a.C. (cultura Qijia o dinastia Shang) arriva un Elemento decorativo o amuleto in giada. La giada, già importante per queste culture, nelle dinastie successive fu assunta tra i più alti simboli di nobiltà e di ricchezza dell’aristocrazia e la Scuola daoista ne esaltò le propietà taumaturgiche.

Il viaggio di Marco Polo nelle fotografie di Michael Yamashita

BLU | Palazzo d’arte e cultura
Lungarno Gambacorti 9, Pisa

Fino al 1 luglio 2018

BLU | Palazzo d’arte e cultura ospita la mostra “Il viaggio di Marco Polo nelle fotografie di Michael Yamashita”, realizzata per Fondazione Palazzo Blu da BLU | Palazzo d’arte e cultura, con il contributo della Fondazione Pisa e del Museo delle Civiltà di Roma. La cura è di Marco Cattaneo, direttore dell’edizione italiana della rivista National Geographic, edita da Gedi Gruppo Editoriale S.p.A.
La mostra fa rivivere al grande pubblico il fascino dei luoghi esplorati da Marco Polo attraverso le immagini di uno fra i più grandi fotografi di National Geographic, Michael Yamashita.

Per la mostra il Museo delle Civiltà ha dato in prestito n. 15 opere della collezione del museo d’arte orientale “Giuseppe Tucci”, appartenenti all’Iran e all’Afghanistan, al Sub Continente indiano, alla Cina e al Vietnam, di periodo compreso tra l’XI e il XV secolo, per illustrare il viaggio di Marco Polo attraverso l’Asia.

Con ventiquattro anni di viaggio, migliaia di chilometri percorsi a piedi e a cavallo, e un milione di storie da raccontare, Marco Polo ha ispirato, attraverso Il Milione, Cristoforo Colombo e innumerevoli altre imprese di esploratori e viaggiatori. Da qui l’idea del grande reportage per National Geographic da cui trae spunto “Il viaggio di Marco Polo nelle fotografie di Michael Yamashita”: una mostra fotografica di grande impatto esperienziale mirata a far rivivere, attraverso immagini, video e racconti, l’epico viaggio da Venezia fino all’estremo oriente attraverso la via della seta, al tempo la via carovaniera più famosa e trafficata del mondo. Autore delle fotografie è Michael Yamashita, che attraverso un reportage durato anni ha ripercorso per National Geographic le orme di Marco Polo ritrovando molti dei luoghi narrati e rendendo giustizia alle sue testimonianze dirette. Fra le informazioni e gli stimoli presenti nella mostra, un risalto particolare verrà dato alla figura di Rustichello da Pisa, a cui si deve la stesura, grazie ai racconti di Marco Polo durante il suo periodo di prigionia nel 1298, de Il Milione. Complessivamente le fotografie esposte sono 77, cui si aggiungono immagini in movimento, testi esplicativi, mappe, racconti audio ed oggetti provenienti dai luoghi attraversati da Marco Polo.

Michael Yamashita è collaboratore di National Geographic da più di trent’anni: fotografo americano di origini giapponesi, è celebre soprattutto per i suoi reportage sui paesaggi e le leggende dell’Asia. I suoi incarichi per National Geographic hanno riguardato viaggi sulle tracce di grandi esploratori come Marco Polo e l’ammiraglio cinese Zheng He. Oltre alla fotografia, Yamashita è anche un regista pluripremiato. Il suo documentario su Marco Polo per National Geographic Channel ha ricevuto due Asian Television and Film Awards ed è stato inserito nella lista dei venti documentari più popolari di National Geographic Channel. Autore di numerosi libri, tiene anche lezioni e conferenze ed è stato nominato professore di fotografia allo Shanghai Institute of Visual Arts.

La National Geographic Society, fondata a Washington nel 1888, è oggi una fra le maggiori associazioni scientifiche ed educative non profit al mondo. Ha finanziato migliaia di progetti scientifici e supporta costantemente programmi educativi di rilevanza mondiale volti a diffondere la consapevolezza dell’importanza della tutela ambientale.

The event is finished.