La carta orientale: uso e colorazione della carta di gelso tra Corea e Giappone
Incontro a cura Anna Onesti, artista e già funzionaria restauratrice del Ministero della cultura, parte del programma Storie d’EUR_Asia
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Nei tradizionali metodi di produzione delle carte cinesi, oltre agli scarti della seta e del lino, si usava impiegare un’ampia gamma di fibre vegetali, ricavate sia da piante erbacee che da arbusti; tra questi la Broussonetia papirifera, specie arborea appartenente alla famiglia delle Moracee. Questa pianta detta anche gelso della carta ‒ dak in coreano, kozo in giapponese ‒ ha permesso in Corea la produzione di una pregevole carta denominata “Carta dei mille anni”. In Giappone la carta venne introdotta durante il regno dell’imperatrice Suiko (592-628 d.C.) in cartiere impiantate da artigiani provenienti dalla penisola coreana, dove l’utilizzo e la manifattura della carta si erano propagati già dalla fine del IV secolo. La produzione della carta in Corea è legata alla diffusione del buddhismo, quando venne svolto un fondamentale lavoro di copia e poi di stampa dei testi sacri da parte dei monaci, per cui era richiesta la produzione di carta di altissima qualità. Questa carta, hanji in coreano, washi in giapponese, venne impiegata anche per creare articoli d’uso comune e manufatti artistici, spesso tingendola con coloranti di origine vegetale come il blu estratto dalla pianta dell’indaco, il rosa dai petali del cartamo, il viola dal legno del Brasile, il giallo dall’albero di Amur, il bruno dai frutti dell’ontano, il verde dalle noci di galla.
La fascinazione di questi materiali ha permeato tutto il mio lavoro di restauratrice e di artista, e negli anni mi ha portato a cercare di stabilire un ponte tra tradizioni artistiche diverse, anche grazie allo studio di antiche pratiche, come quelle legate alla produzione e alla decorazione della carta artigianale dei paesi dell’Asia Orientale. La carta di gelso e i prodotti usati nella sua colorazione sono materiali di origine organica e consentono un’esperienza artistica particolare, grazie anche a procedimenti di una gestualità che sembra sfuggire alle maglie del tempo.