Lèggere Dante al Museo delle Civiltà
Aspettando il Dantedì
Mercoledì 25 marzo 2020
Il Museo delle Civiltà, in occasione del “Dantedì”, giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri in preparazione del settecentesimo anniversario della morte del poeta (2021), presenta conferenze a tema, visibili nella playlist dedicata sul canale YouTube
https://www.youtube.com/playlist?list=PLl–fN7WLT5xzmsLRPZ15K-rR_sL5GxsC
1. Filippo M. Gambari
“de la nova terra un turbo nacque” (Inferno XXVI, 137): Dante e il maelström
Dante crea poeticamente una versione originale del mito greco per descrivere la morte di Ulisse, facendone un paradigma eroico della tensione umana verso la scoperta e l’esplorazione, in qualche modo prefigurando lo slancio che avranno dal XV secolo le grandi esplorazioni geografiche. Nel riplasmare il materiale derivato dalla letteratura classica, Dante innesta, sulla tradizione omerica ed ellenistica e sulla ricostruzione mistica cristiana della montagna del Purgatorio generata dalla terra risultante dalla voragine che accoglie la caduta di Lucifero, una concezione dell’Oceano Atlantico come limite tra il mondo dei vivi e quello dei morti, tipica della mitologia celtica e nordica, insieme all’idea del “grande gorgo” che caratterizzerebbe i poli, come quello originato dalla macina di Fenja e Menja nella Gróttasöngr dell’Edda, collegato alla più antica spiegazione mitologica dell’inclinazione dell’asse terrestre e allo schema strutturale narrativo del “Mulino di Amleto”.
2. Alessandra Sperduti e Claudio Mancuso
“La bocca sollevò dal fiero pasto” (Inferno XXXIII, 1): antropofagia tra necessità, rito e tabù
https://www.youtube.com/watch?v=2YJgMZs42C0&list=PLl–fN7WLT5xzmsLRPZ15K-rR_sL5GxsC&index=4&t=0s
https://www.youtube.com/watch?v=ekkAwY6oVm4&list=PLl–fN7WLT5xzmsLRPZ15K-rR_sL5GxsC&index=4
I potenti versi di Dante sulla vicenda di Ugolino ci rendono partecipi del suo strazio ed orrore. Le circostanze lo portano ad infrangere ciò che in molte (ma non tutte) società umane viene considerato il tabù per eccellenza: il cannibalismo. Partiamo da qui per sviluppare una riflessione a due voci sulle diverse modalità e motivazioni di tale pratica, nonché sulla sua antichità e diffusione. L’antropofagia predata certamente la nostra specie, tante sono le evidenze in Homo antecessor, H. heidelbergensis e nel Neandertal. Fenomeni di cannibalismo sono certamente attestati nel neolitico e in altre epoche passate. Un comportamento che spesso si fonda e si accompagna a diversi significati e simbologie e che si inserisce in ritualità complesse e articolate. La conferenza sarà arricchita dalla presentazione di alcuni oggetti legati alla pratica del cannibalismo e una loro contestualizzazione all’interno delle culture di origine.
3. Massimiliano A. Polichetti
“l’anima col corpo morta fanno” (Inferno X, 15): l’aldilà dantesco a confronto con la psico-cosmologia buddhistica
https://www.youtube.com/watch?v=nQD6ue_-zzg&list=PLl–fN7WLT5xzmsLRPZ15K-rR_sL5GxsC&index=3&t=0s
Nella tradizione vajrayana del Buddhismo mahayana il percorso verso la buddhità (bodhi) può essere descritto tramite la formalizzazione grafica di un impianto psico-cosmologico, il mandala, che viene proposto quale rappresentazione ideale dei rapporti esistenti tra l’universo e la mente degli esseri. Il mandala può anche definirsi il mondo della verità, mentre il bhavachakra (la pittografia pure ad andamento circolare rappresentante la ‘ruota delle rinascite’) è di contro il mondo del divenire, il samsara divorato dall’impermanenza rappresentata da Yama – il dio dei morti nella cosmologia buddhistica – che trattiene tra le proprie fauci spalancate i mondi contaminati. In questi mondi gli esseri rinascono ciclicamente, senza possibilità di scelta, negli esiti esistenziali che costituiscono il samsara (inferni, spiriti famelici, animali, esseri umani, semi-dei e divinità mondane), ovvero i sei contesti percettivi determinati non dalla libera volontà, ma dal karma, l’implacabile legge di causa-effetto alla quale la dottrina (dharma) viene contrapposta quale unico antidoto. Nel corso dell’intervento verranno proposte la comparazione della “topografia immaginale” dell’universo dantesco con l’immagine dei mondi in contesto indo-tibetano, nonché le analogie e le differenze tra la legge del contrappasso e la dinamica del karma.