David Lazzaretti il Messia dell’Amiata
Cimeli lazzarettisti al Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari
A cura di Marisa Iori e Leandro Ventura
Consulenza scientifica di Francesco Pitocco
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Con la collaborazione dell’Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia
Dopo la mostra di Etnografia Italiana del 1911, ritornano esposti al pubblico una selezione di cimeli lazzarettisti. Accanto ai cimeli del Museo, sono esposti i materiali provenienti dal Centro Studi David Lazzaretti del Comune di Arcidosso e i documenti dell’Archivio di Stato di Grosseto.
L’esposizione intende valorizzare un patrimonio poco noto del Museo delle arti e tradizioni popolari e una singolare figura della storia italiana, ma si collega anche allo spettacolo-concerto Il secondo figlio di Dio che il cant-attore romano Simone Cristicchi sta portando nei teatri di tutta Italia. Le ricerche che Cristicchi ha condotto su Lazzaretti per lo spettacolo e il libro romanzo, edito dalla Mondadori nel novembre scorso, lo hanno infatti portato al Museo delle civiltà alla ricerca della “misteriosa” cassa di cimeli e hanno avviato una sinergia tra Cristicchi e il Museo. Perciò la mostra si inaugura il 16 febbraio, in coincidenza con la prima a Roma dello spettacolo Il secondo figlio di Dio al Teatro Vittoria, e si concluderà con la stessa rappresentazione di Cristicchi nell’imponente Salone d’Onore del Museo il 20 maggio prossimo, in occasione della Festa dei Musei.
L’esperienza messianica di David Lazzaretti, nato ad Arcidosso nel 1834, si colloca negli anni immediatamente successivi all’unificazione italiana, periodo particolarmente delicato della storia del paese. Barrocciaio fin da ragazzo, in Maremma nel 1848 fu assalito da febbri e visioni mistiche che con il tempo lo portarono a elaborare un personalissimo percorso spirituale.
Il simbolo del suo impegno religioso fu costituito, dal 1868, da due C contrapposte con la croce nel mezzo, annuncio della sua missione di Cristo in seconda venuta. La sua predicazione richiamò numerosissime persone tra la Toscana e la Sabina, con le quali egli fondò una comunità che si rifaceva alle prime comunità cristiane, in cui solidarietà, uguaglianza e istruzione erano le fondamenta, e il lavoro in comune era un mezzo per combattere l’indigenza.
Lazzaretti fu perseguitato e considerato un pazzo sovversivo e un eretico. Fondò una comunità basata sui principi cristiani, le cui fondamenta erano solidarietà, uguaglianza e istruzione, e il lavoro in comune era un mezzo per combattere l’indigenza. Attirò la simpatia di personaggi importanti, sia in Italia, sia in Francia, da Don Bosco a Pio IX a Gramsci. L’avversione dello Stato e della Chiesa al suo messianismo causò la sua morte, avvenuta il 18 agosto del 1878, quando, al termine di una imponente processione, fu ucciso dalla forza pubblica.
I cimeli esposti sono gli abiti indossati da David Lazzaretti e dai suoi seguaci durante la processione del 18 agosto 1878, ma anche stendardi e altri oggetti legati alla predicazione e alla vita di David, ma anche documenti, manoscritti e libri che testimoniano sia l’attività di David, che la sua elaborazione teologica, che infine la fortuna che la sua figura ebbe immediatamente dopo la sua morte, soprattutto fuori d’Italia.
La mostra è corredata dalle riprese di Andrea Cocchi, effettuate con un drone presso il Monte Labbro (Arcidosso), luogo di particolare energia e suggestione, teatro della vicenda di David Lazzaretti. In sala video sono inoltre proiettati due documentari che completano le informazioni offerte ai visitatori: Andrea D’Ascenzi (regia), All’ombra del monte, produzione Plunger Media di Massimiliano Fraticelli, Milano 2011; Fabrizio Todesco (regia), Case della memoria in Toscana: Monte Labro. Davide Lazzaretti. Arcidosso, Grosseto, Regione Toscana, Giunta Regionale, Firenze 2004.