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Museo delle Civiltà
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25 Giu 2017 - 09 Lug 2017
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Bel Suol d’Amore

The Scattered Colonial Body 

Inaugurazione sabato 24 giugno 2017, alle 17:30

Performance: 18:00 e 20:00
Salone delle Scienze, Museo preistorico etnografico “Luigi Pigorini”

Una lettura del patrimonio dell’ex Museo coloniale africano attraverso la visione artistica di Leone Contini, a cura dell’antropologo Arnd Schneider.

Bel Suol d’Amore – The Scattered Colonial Body
di Leone Contini, a cura di Arnd Schneider

Bel Suol d’Amore, dalla canzone di propaganda “A Tripoli” del 1911, un’interpretazione artistica delle collezioni dell’ex Museo coloniale africano ora in custodia al Museo delle Civiltà, che rappresenta la prima tappa di un processo di riflessione più ampio sulle collezioni e sulla storia coloniale italiana che proseguirà nei prossimi mesi attraverso una serie di iniziative del Museo, permettendo di offrire nuove prospettive su aspetti del patrimonio culturale italiano finora poco esplorate.

Bel Suol d’Amore – The Scattered Colonial Body, dal 25 giugno al 9 luglio 2017, con inaugurazione sabato 24 giugno alle 17:30, una collaborazione tra l’artista Leone Contini e l’antropologo Arnd Schneider, finalizzata all’esplorazione di “patrimoni contestati”, con particolare riferimento al colonialismo italiano, parte del progetto TRACES: Transmitting Contested Cultural Heritage with the Arts: From Intervention to Co-Production, finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma Horizon 2020.

Tra gli oggetti più controversi le maschere facciali, calchi di volti umani, realizzati in gesso durante le missioni in Libia condotte da antropologi italiani tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. Oggi queste raccolte, in parte conservate nei depositi del Museo Pigorini e in parte dislocate in altri luoghi di Roma – in ogni caso non fruibili al pubblico – costituiscono un “corpo coloniale disperso”, invisibile, sconosciuto, quasi dimenticato, e, come la storia coloniale del Paese, soggetto a un’apparente amnesia.

L’installazione artistica esplora le connessioni tra collezioni museali, archivi e raccolte familiari, incluse quelle dell’artista la cui madre è nata a Tripoli e cerca di innescare una nuova riflessione critica sul colonialismo italiano a partire dall’interconnessione tra sfera pubblica e memorie private.

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