Le Collezioni Storiche – la più cospicua raccolta italiana di questa tipologia, espressione della produzione cartografica del Regio Ufficio Geologico d’Italia – comprendono, fra gli altri manufatti, 17 plastici geologici storici realizzati dal 1877 al 1920 per rappresentare tridimensionalmente alcuni territori di particolare importanza geologica ed economica del Regno d’Italia.
I plastici costituiscono la testimonianza della prima rappresentazione geologica in 3D del territorio italiano, di cui restituiscono in tempo reale la situazione geologica tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, poi modificatasi per effetto della successiva ri-modellazione del territorio a causa di eruzioni vulcaniche, movimenti tellurici, erosione idrica e cambiamenti climatici. Essi costituiscono, inoltre, il segno tangibile della volontà di scienziati e esponenti politici del nuovo Regno d’Italia di dotare la nazione di una conoscenza uniforme del proprio territorio in previsione del suo sviluppo economico ed infrastrutturale: rappresentazione di una necessità storica, quindi, ma anche dei rischi conseguenti all’azione antropica che essa implicava sull’ambiente naturale. I plastici riproducevano fedelmente le aree più importanti per la nascente economia industriale nazionale (Isola d’Elba, Massa Marittima, Alpi Apuane, Montecatini-Val di Cecina), le aree soggette a rischio geologico (Vesuvio, Etna, Provincia di Napoli e Campi Flegrei, Isola d’Ischia, Vulcano laziale) e morfologie specifiche del territorio (Monte Bianco, Monte Argentario, Monte Soratte). I piani-rilievo vennero utilizzati non solo in contesti decisionali, ma anche come strumento di diffusione delle conoscenze geologiche italiane in occasione delle Esposizioni Universali, un modello di evento pubblico a cui è connessa anche la storia del Museo delle Civiltà e la sua pretesa storica di affermare una conoscenza appunto universale e enciclopedica del mondo.
I plastici furono realizzati a mano da artisti dell’epoca che operarono sulla base del rilevamento geologico di dettaglio delle zone di interesse, effettuato precedentemente da ingegneri e operatori specializzati, e della preventiva redazione della carta geologica di riferimento. I diversi terreni sono rappresentati in colori differenti, secondo gli standard
di riferimento geologico indicati nelle legende incluse nelle opere. I materiali utilizzati furono prevalentemente il gesso dipinto a mano, il legno e metalli quali il bronzo (Vesuvio) o lo zinco e il rame (Etna), attraverso la tecnica della ramatura galvanica.