Rilievo con scena di offerta al Buddha
Scisto verde
Butkara I, Swat, Pakistan
Arte del Gandhara
Seconda metà I-II sec. d. C.
h. cm 19; l. cm 35
MuCiv /museo d’arte orientale ‘Giuseppe Tucci’, inv. 1123.
I rilievi gandharici raffiguranti episodi della vita del Buddha storico o delle sue vite precedenti (jataka) narrati nelle fonti letterarie buddhistiche o espressione di una tradizione orale purtroppo non pervenutaci, erano generalmente posti in successione continua a decorare gli stupa e costituivano il supporto figurativo per la meditazione durante il rito della pradakshina, il percorso processionale compiuto intorno al monumento tenendolo alla propria destra. L’invenzione di quest’arte narrativa basata sulla biografia leggendaria del Maestro, che è riproduzione del percorso spirituale da lui compiuto e cammino ripercorribile da tutti gli esseri senzienti attraverso il rito e la meditazione sulle immagini, è certamente una delle idee più felici dell’arte del Gandhara.
Il rilievo proveniente dal sito di Butkara, nello Swat, raffigura una scena di offerta al Buddha. La figura del Maestro, caratterizzata da un alto ushnisha sulla sommità del capo, da un nimbo bordato intorno alla testa e vestita con il mantello monastico (samghati) che copre ambedue le spalle, è rappresentata di tre quarti, procedente verso sinistra, con la mano sinistra che regge un lembo dell’abito e la destra sollevata all’altezza del petto nel gesto della rassicurazione (abhayamudra). Dietro di lui è un imberbe Vajrapani, il portatore del vajra o fulmine, personaggio raramente menzionato nei testi, che sui rilievi gandharici appare come il fedele accompagnatore del Buddha dall’episodio della “Grande Partenza” da Kapilavastu – il momento in cui Siddhartha abbandona la reggia per dedicarsi alla vita ascetica – all’evento della morte e del raggiungimento del Parinirvana. Considerato da alcuni come la personificazione della potenza magica del Buddha, raramente utilizzata ma sempre presente, la reale natura di questo personaggio sfugge ancora tuttavia a una interpretazione certa. Egli può essere variamente rappresentato in aspetto giovanile o maturo, talora secondo l’iconografia di Eracle, dello Zeus o di un satiro, ma ha come costante attributo e come segno di riconoscimento il vajra, arma che eredita da Indra, raffigurata nel Gandhara come una clessidra costituita da due piramidi tronche unite alle basi minori.
Sul rilievo, oltre al Vajrapani, sono raffigurati tre personaggi maschili di alto rango, di tre quarti e procedenti verso destra, che si fanno incontro al Maestro. Questi portano un turbante sul capo e indossano la classica dhoti, un tessuto drappeggiato intorno ai lombi che giunge sotto al ginocchio, e l’uttariya – uno scialle che copre la spalla sinistra, lasciando scoperto quasi per intero il busto. La figura centrale di questo gruppo mostra nelle pieghe dello scialle portato a mo’ di sacca dei fiori che è in procinto di offrire al Maestro. Un albero sullo sfondo, al centro della composizione, indica che l’evento si svolge all’esterno.
L’intera scena è inquadrata da due lesene con capitello gandharico-corinzio che avevano la funzione di separare i vari episodi della vita del Buddha rappresentati in successione e fornivano allo stesso tempo un elemento di continuità alla storia narrata. Dinanzi a questi due elementi architettonici sono raffigurati dei personaggi che rivelano la natura eterogenea degli influssi iconografici, stilistici e simbolici che compongono l’arte del Gandhara: sulla lesena di destra è rappresentato un puttino che prende le fattezze di Eracle, con la clava poggiata sulla spalla e la pelle del leone nemeo pendente dal braccio sinistro, immagine che ha una lunga storia nei territori dell’India di Nord-Ovest risalente al periodo della conquista di Alessandro e della dominazione greca di queste aree nei secoli immediatamente precedenti l’era cristiana; sul lato anteriore della lesena di sinistra, invece, si trova una figura femminile di evidente derivazione indiana, rappresentata nella classica posizione della divinità della vegetazione (vrikshadevata), con il braccio sinistro sollevato, il peso del corpo sinuoso poggiato sulla gamba destra e la gamba sinistra piegata; sul lato esterno dello stesso elemento architettonico è raffigurato un personaggio maschile nudo, con scialle sulle spalle.