Mappa (dalla serie La montagna verde)
La grande mappa su tessuto appesa alla parete ritrae la zona dell’altopiano al-Jabal al-Akhdar (الجبل الأخضر, italianizzato in Gebel el-Achdar che significa “montagna verde”) nella regione libica della Cirenaica, luogo di numerosi conflitti connessi all’occupazione coloniale italiana cominciata nel 1912 e terminata nel 1943, che rappresenta anche un luogo di ricordi familiari per l’artista italo-libica Adelita Husni-Bey (Milano, 1985; vive e lavora tra Bologna e Modica). In La Montagna Verde l’artista ha infatti recuperato la mappa di origine militare negli archivi dell’Istituto Geografico di Parigi e l’ha spogliata della toponomastica coloniale, lasciando in evidenza solo le aree archeologiche, i punti per l’approvvigionamento di acqua e le oasi, stampandola poi su un tessuto che ricorda un telo domestico, simile a quelli con i quali lei stessa si stendeva sui prati di al-Jabal al-Akhdar da piccola con la famiglia.
L’opera si relaziona con il sottostante rilievo del Centro Luigi di Savoia, che rappresenta uno dei vari villaggi agricoli coloniali di quella regione, installati distruggendo i secolari equilibri tra insediamenti umani e natura, che le rimozioni dell’artista fanno riemergere nella stampa su tessuto. Con la stessa intenzione di liberazione dallo sguardo che ha imposto identità artificiali a quei territori, l’artista spezza in due anche una foto d’epoca, prodotta assecondando il gusto orientalista europeo, e la posiziona in equilibrio su una pietra prelevata da quei luoghi, che sono stati riparo per la resistenza libica anche durante il colpo di stato del 1969 che vide salire al comando Muʿammar Gheddafi. L’intreccio delle memorie personali dell’artista, che hanno ispirato queste due opere, con gli oggetti esposti, costituisce quindi una contro-narrazione di resistenza ai vari domini cui la Libia è stata assoggettata e dei quali continua a subire le conseguenze ancora oggi. ML
