Giubilei 2000-2025: dall’Archivio Sabina Cuneo a oggi

Le 50 fotografie appartenenti alla serie Roma 1999 esposte presso il MUCIV-Museo delle Civiltà ripercorrono la sequenza a suo tempo ordinata da Sabina Cuneo, con la cura di Ludovico Pratesi e l’intervento critico di Ennery Taramelli, per la mostra tenutasi al Palazzo delle Esposizioni di Roma nell’estate del 2000.

Nata a Roma nel 1956 e qui scomparsa prematuramente nel 2016, Sabina Cuneo ha condotto, con l’assidua partecipazione e collaborazione del marito Carmine Puzo, un imponente lavoro di documentazione fotografica sul mondo popolare del Mezzogiorno italiano, con particolare riferimento alle forme cerimoniali, rituali e festive. Il lavoro dei due ricercatori, condotto dai primi anni Novanta sino alla morte di Cuneo, coinvolge sistematicamente decine di centri piccoli e grandi in cui si svolgono occorrenze festive, analizzate in modo sistematico e con sapiente perizia etnografica e antropologica. Molte volte l’osservazione dei fenomeni si è ripetuta per anni diversi, con una puntuale sottolineatura di persistenze e mutamenti. Il complesso archivistico lasciato in eredità al MUCIV-Museo delle Civiltà – imponente per quantità e qualità dei documenti e che comprende, oltre alle immagini, rilevanti attestazioni di corredo (taccuini e schede scientifiche, prove di stampa e provini, oggetti etnografici raccolti durante le ricerche sul terreno, macchine fotografiche) – è uno dei più importanti esistenti in Italia, e il più importante, nella sua specificità, a livello nazionale e internazionale.

L’attività fotografica di Cuneo non si è esaurita per altro nel contesto etnografico, ma si è allargata a un insieme di realtà diverse, affrontate con occhio egualmente analitico e con uno spiccato taglio sperimentale, a testimonianza di una notevole tempra autoriale. In quest’ultimo contesto si colloca l’interesse di Cuneo per Roma e per la scadenza giubilare: il reportage sul Giubileo del 2000 rappresenta il più esteso e complesso lavoro esclusivamente attribuibile alla fotografa, nella ricorrente doppia firma degli autori (Cuneo-Puzo) che rende a volte disagevole individuarne i singoli tratti distintivi (per scelta critica e per stile). Si tratta di circa 1260 fotogrammi 135mm. a colori (35 rollini da 36 pose), impressi su pellicola Kodak Gold 100 ASA, sviluppata presso lo studio professionale romano Graphicolor sotto la direzione di Aldo Bonzi, tutti databili al 1999 e verosimilmente eseguiti con macchine Leica M6 e M4P e ottiche da 35 o da 28mm.

L’esplorazione dell’archivio della fotografa consente di ricostruire l’intensa attività di sperimentazione che è matrice della serie realizzata per l’occasione giubilare. Dietro le immagini di grande formato, vi sono centinaia di provini di varie dimensioni (raccolti in cinque scatole), alcuni dei quali montati su semplicissimi passe-partout bianchi, al fine di verificarne la resa espositiva; sequenze di medesime fotografie stampate con vistose alterazioni cromatiche per tentare, dentro l’univoca traccia rosso-arancione che caratterizza l’impianto visivo dell’opera, possibili soluzioni per una migliore resa estetica e per una maggiore efficacia comunicativa. Vi sono, ancora, decine di immagini che riprendono, come per una sistematica verifica, spazi e architetture liberate dai loro transennamenti e impalcature e restituiti a una solare e solitaria esistenza.

Le fotografie dedicate al Giubileo del 2000 si collegano organicamente, nella produzione dell’autrice, a quelle di altre serie che hanno come argomento Roma, cui ella aveva iniziato a lavorare grosso modo dalla seconda metà degli anni Ottanta, con continui ritorni e aggiustamenti.

Ancora a colori, infatti, e sempre con gli stessi mezzi tecnici, Cuneo realizzò una cospicua serie di immagini, sovente assai prossime all’astrazione, dedicate alle superficie murarie della città: la rugosità degli intonaci, delle pietre, dei mattoni, iscrizioni scolorite, brandelli di cartelloni o manifesti pubblicitari, segni vari della vita e del degrado urbano, sono da lei esplorati con minuziosa attenzione. Si tratta di una sequenza palesemente contigua a quella dei lavori giubilari di cui costituisce, in qualche misura, un’estensione; l’occhio qui non mostra una postura distanziata, panoramica rispetto all’ampio orizzonte urbano, e si sofferma in modo assai ravvicinato sulla materia, alla ricerca di piccoli segni significanti e insignificanti, in una continua tensione tra struttura, colore, sbiadimento della forma, alterazione cromatica.

In bianco e nero, invece, su pellicole Ilford e Kodak, e con mezzi tecnici riconducibili a quelli impiegati per il colore, sono sviluppate le serie riguardanti la statuaria presente nello spazio urbano, in particolare quella risalente al periodo fascista, soprattutto presso lo Stadio dei Marmi al Foro Italico (Marmorei viri, 1997). Questa esperienza poggia su un solido interesse di Cuneo, formatosi inizialmente con l’esplorazione della statuaria funebre nei cimiteri monumentali di Genova, Milano, Torino e Roma, effettuata per la sua tesi di Storia dell’Arte.

Ulteriori due serie in bianco e nero sono state sviluppate da Cuneo: la prima dedicata a rigorose esplorazioni astratte della materia, una cui selezione è stata esposta presso la Galleria La mente e l’immagine a Roma (si dice Prologo, Ouverture, Preludio, Incipit…, 1993), che ancora riconduce alla sua vocazione sperimentale; la seconda, con fotografie che riguardano quattro occasioni festive di paesi diversi nel Mezzogiorno, che rinvia al contesto di più ampio impegno e di più sistematica produzione, quello etnografico. Queste serie offrono testimonianza di uno sguardo intenso e poliedrico. FA–FF