EVENTO: Museo delle Civiltà | Maria Thereza Alves "Non sono d'accordo / I don't agree" | lun 11 settembre

EVENTO: Museo delle Civiltà | Maria Thereza Alves "Non sono d'accordo / I don't agree" | lun 11 settembre

Sticker Project / Evento

 

N‍ON SONO D’ACCORDO / I DON’T AGREE

 

intervento sulla collezione / intervention on the collection

di / by Maria Thereza Alves

 

a cura di / curated by 
Andrea Viliani e / and Matteo Lucchetti

 

Lunedì 11 settembre / Monday, September 11
17.00 – 19.00 / 5pm – 7 pm

 

Palazzo delle Scienze: primo piano / first floor

Piazza Guglielmo Marconi, 14, Roma

 

Ingresso gratuito / Free entry


L’evento sarà accompagnato da un rinfresco presso la Terrazza del Palazzo delle Scienze, composto interamente da ingredienti e da ricette provenienti dalle Americhe e organizzato in collaborazione con l’Associazione QuestaèRoma - contro le discriminazioni

 

The event will be followed by an open refreshment at Palazzo delle Scienze's Terrace, cooked with ingredients and recipies from the Americas and organized in collaboration with the Association QuestaèRoma - contro le discriminazioni


IL MUSEO SARÀ VISITABILE GRATUITAMENTE E IN VIA STRAORDINARIA

DALLE ORE 15.00 ALLE 19.00 (ULTIMO INGRESSO ORE 18.30)

 

THE MUSEUM WILL BE EXTRAORDINARY OPEN WITH FREE ENTRY

FROM 3PM TO 7PM (LAST ENTRY AT 6.30PM)


Lunedì 11 settembre dalle 17.00 alle 19.00 il Museo delle Civiltà apre in via straordinaria per ospitare negli spazi al primo piano del Palazzo delle Scienze Non sono d’accordo / I Don’t Agree di Maria Thereza Alves (San Paolo in Brasile, 1961, vive e lavora tra Berlino e Napoli), un intervento sulla collezione appositamente concepito dall’artista in collaborazione con il Museo, a cura del Direttore Andrea Viliani e Matteo Lucchetti, Curatore per le arti e culture contemporanee.

 

Il progetto si inserisce nel processo di progressiva revisione e condivisione della storia e dell'ideologia dell'istituzione, includendo nuove voci e interpretazioni delle collezioni e dei loro allestimenti, a partire dalle loro origini e provenienze. Il contesto nel quale si colloca questa proposta è quello del dibattito internazionale sulla decolonizzazione dei musei etnografici, su cui molte autrici e autori contemporanei stanno conducendo le loro ricerche in cui illustrano la complessità stessa di tale operazione, e si chiedono se sia effettivamente possibile attuarla. La molteplicità delle metodologie percorribili include la restituzione ma anche molte altre pratiche, tra le quali la creazione di nuovi contenuti sugli e intorno agli oggetti. In generale, la maggior parte di queste ricerche, teoriche e pratiche, dichiara come fondamentale il bisogno di reinserire il punto di vista delle comunità indigene dalle quali questi oggetti provengono, parlando allo stesso tempo dell’attualità del loro impegno in corso per la sopravvivenza e la salvaguardia degli ecosistemi e del legame che queste rivendicazioni hanno con il passato coloniale.  

 

L’intervento di Alves, che al Museo delle Civiltà sta svolgendo una Research Fellowship pluriennale, consiste in una serie di adesivi apposti sui passaggi ritenuti dall’artista più problematici negli attuali allestimenti delle collezioni di arti e culture mesoamericane e sudamericane, di cui la voce dell'artista mostra quelle che lei ritiene come omissioni o sintomo di parzialità. I testi didascalici o la disposizione interna alle vetrine museali, in attesa del riallestimento che avverrà nel corso del prossimo anno, vengono quindi messi in discussione con un disponibile ma chiaro ‘non sono d’accordo’, che dissemina la visita di possibili interrogativi che permettano al visitatore di soffermarsi a riflettere, approfondendo, tramite l’uso del QR code, le criticità presenti e arricchendosi di nuove informazioni su avvenimenti storici o circostanze contemporanee finora assenti nell’allestimento.

 

Attraverso lo sguardo di molti artisti contemporanei che, come Alves, stanno facendo ricerca su questi temi, si accoglie l’istanza che emerge trasversalmente da queste riflessioni e che vede come fondamentale il reinserimento del punto di vista delle comunità indigene dalle quali le collezioni provengono, insieme alla condivisione del loro impegno in corso per la sopravvivenza e la salvaguardia degli ecosistemi e del legame che le rivendicazioni di queste comunità hanno con il passato coloniale.


Maria Thereza Alves (San Paolo in Brasile, 1961. Vive e lavora fra Berlino e Napoli) esplora con le sue opere le condizioni e le situazioni di vita di individui e comunità particolari per raccontare storie che sono state messe a tacere. I suoi progetti nascono dalla ricerca e si sviluppano a partire dalle sue interazioni con gli ambienti fisici e sociali dei luoghi in cui vive o che visita per attività espositive o residenziali. Pur essendo consapevole delle dicotomie occidentali che separano natura e cultura, arte e politica o arte e vita quotidiana, si rifiuta deliberatamente di riconoscerle all’interno della sua pratica. Mentre approfondisce costantemente lo stretto connubio tra queste dimensioni, l’artista ha scelto di creare spazi di azione e di visibilità per le culture oppresse, attraverso pratiche relazionali di collaborazione che richiedono un movimento continuo attraverso questi confini. Alves è stata tra i fondatori del Partido Verde di São Paulo, Brasile nel 1987 e, nel 1981, è stata rappresentante negli USA del Partido dos Trabalhadores (Partito dei lavoratori) del Brasile. Nel 1979, quando era membro dell’International Indian Treaty Council, con sede a New York, ha curato una presentazione ufficiale sugli abusi dei diritti umani della popolazione indigena del Brasile alla conferenza ONU sui diritti umani tenutasi a Ginevra. Nel 2012, José Manuel Barroso, presidente dell’Unione europea, ha invitato Alves a partecipare alla sua commissione speciale impegnata nella formulazione di una Nuova Narrativa per l’Europa. Alves ha partecipato alle seguenti grandi mostre internazionali: Biennale di Sydney (2020), Biennale di Toronto (2019), Manifesta 12 a Palermo e Manifesta 7 a Trento, 32ª e 29ª Biennale di São Paulo, 8ª Biennale di Berlino, 6ª Biennale di Mosca, Biennale di Sharjah (2017), dOCUMENTA (2013), Biennale di Taipei (2012), 3ª Triennale di Guangzhou, 10ª Biennale di Lione, Biennale di Praga (2008), Berlin Film Festival (2008) e la 2ª Biennale dell’Havana. Ha tenuto una personale al MUAC di Città del Messico (2014), presso la Galleria Alfonso Artiaco di Napoli (2023) e alla Galeria Jaqueline Martins di Saõ Paulo (2023), oltre ad una antologica al CAAC di Siviglia (2015). Ha ricevuto il Vera List Prize for Art and Politics (2016-2018) accompagnato dalla personale Seeds of Change: New York – A Botany of Colonization presso Parsons – The New School for Design a New York. Il suo libro del 2018, Recipes for Survival è stato pubblicato per i tipi della University of Texas Press.

 

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