L’Islam riconosce alla scrittura e alla calligrafia uno specifico valore religioso poiché essa ha permesso di fissare e di trasmettere la parola di Allah nel Corano, e per la stessa ragione grande rilievo è dato alla figura dello scriba, così come agli strumenti che servono per adempiere alla sua opera.
Gli stili fondamentali della calligrafia islamica sono due: il cufico – che prende nome dalla città di Cufa, in Iraq, caratterizzato dal ductus angolare sul quale possono essere aggiunti, alle aste, dei particolari decorativi creando alfabeti intrecciati e fogliati – e il corsivo (naskhì), dall’andamento curvilineo. Le eleganti iscrizioni che decoravano i manufatti di arte islamica hanno, nel corso dei secoli, esercitato un grande fascino anche in Europa, soprattutto i tirāz (bande ornamentali su cui era indicato anche il laboratorio di origine) che arricchivano le raffinate sete importate a partire dall’epoca medievale e che venivano riprodotti nei dipinti europei a impreziosire le vesti e i manti delle figure religiose o le pareti delle navate delle chiese, senza che però ne fosse compreso il reale significato rispetto alla valenza decorativa. Questa tendenza, affievolitasi nel XVII e XVIII secolo, fu ripresa nel XIX secolo con il fiorire in Europa dello stile neomoresco. Singoli stilemi, ormai del tutto avulsi dal contesto originale, sono riscontrabili anche nelle decorazioni ceramiche, come dimostra la quartara siciliana datata al 1737, su cui un’asta apicata e altri segni riconducibili all’alfabeto arabo si confondono in un ciuffo di erba. GM
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Islam recognizes writing and calligraphy as having a specific religious value, since it enabled the fixing and transmission of Allah’s word in the Qur’an, and for the same reason great importance is given to the figure of the scribe, as well as to the tools used in his work.
The basic styles of Islamic calligraphy are two: Kufic – named after the city of Kufa, Iraq, characterized by its angular ductus on which decorative details can be added to the verticals, creating interlaced and foliated alphabets – and cursive (naskhì), of curvilinear progression. Through the centuries, the elegant inscriptions that decorated the artifacts of Islamic art exerted great fascination in Europe, especially the tirāz (ornamental bands, also indicating the workshop of origin) that enriched the fine silks imported from the beginning of the Middle Ages. These were also reproduced in Western art as embellishments on robes and cloaks, in paintings of religious figures, or on the interior walls of churches, but apart from their decorative value their real significance was not understood. This tendency faded in the 17th and 18th centuries, but was revived in the 19th century with the flourishing of the Neo-Moorish style in Europe. Individual stylistic features, by then completely divorced from the original context, can also be found in ceramic decorations, as evidenced by the Sicilian quartara dated 1737, on which a shaft with apex and other signs traceable to the Arabic alphabet blend into a tuft of grass. GM