Nei territori asiatici, come nel resto del mondo, la danza assume molteplici significati e simbologie. Manifestazione ed espressione di bisogni umani e momento fondamentale nell’ambito di festività laiche, la danza può adempiere anche a fini più strettamente cultuali e cerimoniali ed essere impiegata nei riti di passaggio o come strumento di celebrazione delle divinità. Innumerevoli sono le sue sfumature: dalle danze di vittoria dopo una battaglia alle danze sciamaniche, fino al movimento estatico che prende vita dalla quiete creativa generata dalle tecniche contemplative o dalla pratica dello yoga.
In Asia meridionale, l’arte coreutica diviene metafora del movimento incessante di creazione e dissoluzione del cosmo. La migliore rappresentazione di questo concetto è l’icona dello Shiva Nataraja (Shiva re della danza), il dio che compie la “furiosa danza di beatitudine” di creazione, mantenimento e distruzione connessa al ciclo continuo di espansione e contrazione degli universi. La sua danza si compie inoltre al centro della coscienza, nel cuore di ogni essere, secondo una visione di corrispondenza assoluta tra macrocosmo e microcosmo. Negli anni ’70 il fisico e scrittore Fritjof Capra colse l’analogia tra la danza di Shiva e quella delle particelle subatomiche, unificando in un’allegoria mito, arte religiosa e fisica contemporanea. Forse anche a seguito di questa suggestione, nel 2004, un bronzo di Shiva Nataraja donato dal governo indiano fu inaugurato al CERN-Organizzazione europea per la ricerca nucleare di Ginevra, dove è divenuto un simbolo cosmologico e cosmogonico transnazionale. LG
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In Asian territories, as in the rest of the world, dance takes on multiple meanings and symbologies. A manifestation and expression of human needs and a key moment in secular festivities, dance can also fulfill more strictly cultic and ceremonial purposes, being employed in rites of passage or in celebration of deities. Its nuances are countless: from victory dances after battle, to shamanic dances, to the ecstatic movement emerging from the creative stillness generated by contemplative techniques and practices of yoga.
In South Asia, choreutic art becomes a metaphor for the ceaseless movement of creation and dissolution of the cosmos. The best representation of this concept is the icon of Shiva Nataraja (Shiva king of dancers), the god who performs the “fierce dance of bliss” of creation, maintenance and destruction connected to the continuous cycle of expansion and contraction of the universes. His dance is also performed at the center of consciousness, at the heart of every being, according to a vision of absolute correspondence between macrocosm and microcosm. In the 1970s, physicist and writer Fritjof Capra captured the analogy between Shiva’s dance and that of subatomic particles, unifying myth, religious art and contemporary physics in allegory. Perhaps partly as a result of this suggestion, in 2004, a bronze of Shiva Nataraja donated by the Indian government was unveiled at the European Organization for Nuclear Research (CERN) in Geneva, where it has become a transnational cosmological and cosmogonic symbol. LG