In alcuni passi de Il Milione, raccontando del suo viaggio in Asia, lo scrittore, ambasciatore e mercante veneziano Marco Polo descrive gli esseri fantastici che gli europei credevano vivessero in Asia, come i grifoni (“apaiono certa parte dell’anno, ma non sono fatti, come si dice di qua, cioè, mezzo uccello e mezzo lione, ma sono fatti come aguglie, e sono grandi”) e altri esseri dalle molte braccia, o con un solo grande piede, persino fenici e unicorni: tutto era possibile in terre che erano sinonimo di un lusso favoleggiato e di meraviglie ipotetiche.
Di questi immaginari si nutre il Medioevo europeo, reinterpretandoli nei capilettera dei codici miniati e nei bestiari, e sovrapponendoli a simboli del repertorio mitologico e leggendario dell’antichità mediterranea – centauri, arpie, minotauri, chimere, sfingi. In questi testi, vere e proprie enciclopedie prodotte a partire dal XII secolo in tutta Europa, venivano illustrati animali reali e fantastici, privilegiando la valenza simbolica più che la descrizione fisica. Questi esseri sono dotati di poteri straordinari e il loro significato allegorico può assumere contemporaneamente valori positivi e negativi: la sirena, metà donna e metà uccello o pesce, che con il suo canto melodioso ammalia e provoca naufragi, è considerata simbolo di vanità, lussuria e peccato ma, allo stesso tempo, è la dea madre che dà la vita e pertanto rappresenta la fertilità. A volte il significato muta nel tempo e differisce a seconda dei contesti spaziali: così l’unicorno orietale – un cavallo provvisto di un lungo corno a spirale sulla fronte – diventa in Occidente simbolo di nobiltà e purezza che può essere domato solo da una vergine; mentre il drago, creatura positiva in Asia orientale, in Occidente è simbolo di brutalità primitiva e, nell’iconografia cristiana, rappresenta l’incarnazione del Diavolo. GM
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In The Million, recounting his journey to Asia, the Venetian writer, ambassador and merchant Marco Polo describes some of the fantastic beings that Europeans believed to live in Asia, such as griffins (“they appear at a certain time of the year, but they are not made as it is said here, that is, half bird and half lion, rather they are made like javelin-fish, and they are large”) and other beings with many arms, or with only one large foot, even phoenixes and unicorns: anything was possible in these lands of fabled luxury and hypothetical wonders.
The European Middle Ages fed on these imaginaries, reinterpreting them in the capital letters of illuminated codices and in bestiaries, and superimposing them on symbols from the mythological and legendary repertoire of Mediterranean antiquity – centaurs, harpies, minotaurs, chimeras, sphinxes. Some codices, veritable encyclopedias produced from the 12th century onward throughout Europe, illustrated both real and fantastic animals, privileging symbolic significance over physical description. These beings are endowed with extrordinary powers, and their allegorical meanings can take both positive and negative values. The mermaid, half-woman and half-bird or fish, whose melodious song bewitches and causes shipwrecks, is considered a symbol of vanity, lust and sin, but at the same time she is the life-giving mother goddess and so the representation of fertility. Sometimes meanings change over time or depend on the spatial context thus the Eastern unicorn – a horse with a long spiral horn on its forehead – becomes in the West a symbol of nobility and purity, tamable only by a virgin; while the dragon, a positive creature in East Asia, is in the West a symbol of primitive brutality, and in Christian iconography, represents the incarnation of the Devil. GM